ECCO MAGGIO
Una canzone del maestro Maiero, a me proprio cara, evoca con gentilezza il mese di maggio, il mese dei fiori. Con buona pace per chi soffre di allergie per i pollini, in questa stagione mi piace percorrere la campagna e la collina per ammirare la flora primaverile, baciata dal sole e mossa dal vento leggero. Poche cose scaldano il cuore come i fiori spontanei: loro rappresentano il sorriso dell'Universo. Catturano l’occhio con colori decisi come il bianco, il giallo e il viola declinati in sfumature e forme diverse, spuntando anche nelle condizioni più difficili e sui terreni meno fertili. Fioriture pioniere che aprono la via all'azzurro dei fiordalisi, al rosso dei papaveri e al biondo del grano. Offrono una reale,semplice bellezza senza pretese, facendo scaturire ammirazione e gentilezza anche in animi scontrosi e burberi. In questo periodo, lungo gli argini erbosi, mi piace ancora cacciare i grilli come facevo da ragazzo, per pescare i cavedani nella Brenta. Armato di un lungo stelo di falasco, lo rigiro nella tana sino a quando il grillo esce infastidito, in retromarcia. Lo catturo, lo libero e lui ritorna in casa. ... ormai i ragazzi non cacciano più i grilli, nemmeno nei videogiochi. Di più. Nessuno caccia più grilli, lucciole e maggiolini, divertendosi con gli insetti e i giochi della mia infanzia... Anche quest'anno ha avuto corso il concerto casalingo di maggio, un evento capace di catalizzare le molte positività locali servendosi di uno strumento semplice e universale: il canto. Ancora una volta suoni, note e accordi hanno regalato eguale (speriamo) soddisfazione a chi ha ascoltato e a chi ha eseguito, allargando amicizie e conoscenze. Non è mai facile esibirsi in casa perchè, se è vero che mancano gli imprevisti legati al nuovo o al diverso, si fa strada, in ogni caso, la preoccupazione di essere all'altezza delle aspettative d'un familiare, di un amico, di un conoscente o di un collega. Persone a cui tieni e presso le quali vuoi far bella figura non per vanagloria, ma per veder consolidata la stima del contesto sociale nel quale vivi e sei solito operare. Per fortuna i brani son filati via lisci e non sono mancati convinti applausi. A concerto concluso, c'era tra noi coristi la serenità dell'aver fatto il "proprio dovere", con diligenza e semplicità. Non sembri eccessivo evocare la parola "dovere" in casi come questo. Alla fine, sempre e comunque, il dovere non è che il dare consapevole, per quanto si è in grado, a fronte di preparazione e impegno privi di superficialità e secondi fini, con la consapevolezza di un necessario e continuo miglioramento. E questo vale in ogni campo e nelle varie stagioni della vita. Se ognuno rispettasse con costanza questa regola, di sicuro le cose andrebbero meglio, per tutti. Invece, troppo spesso si parla solo di diritti e di doveri...degli altri! Il concerto ha proposto agli spettatori tre modi di essere coro: solo femminile, solo maschile e misto. Il diverso repertorio e le diverse sonorità scaturite hanno ancora una volta evidenziato come la diversità e la pluralità siano valori da accogliere senza riserve, perchè in grado di arricchire i palati sonori e la sensibilità di tutti. Il concerto si è tenuto presso il centro civico Muneratti, un po' spoglio in relazione all'evento. La serata è proseguita con un robusto buffet. Durante il trionfo di assaggi (alla faccia della dieta...) realizzato dalle nostre inarrivabili coriste e dalla Pro Loco, non sono mancate battute spiritose e momenti di ilarità, complici le libagioni che, nella giusta misura, hanno il merito di "carburare i motori" e allentare inibizioni e timidezze. Alla fine, tra qualche inceppamento nei brani improvvisati, tutti erano sereni e appagati. I cori ospiti, "Romatino" di Concordia Sagittaria e "I Borghi" di San Vendemmiano, con il loro seguito hanno contribuito al buon esito della festa, a dimostrare che, quando si è animati da onesti sentimenti, l'allegria cresce con il numero dei presenti. Al termine di tutto ci siamo persi nella notte, con i grilli a cantare una serenata discreta e meritevole di plauso...
Dolo, 21 maggio 2016 Alberto Coletto